UN PASTORE CON L’ODORE DELLE PECORE Ricordo personale di Mons. Michele Russo Stampa
Scritto da CM   

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UN PASTORE CON L’ODORE DELLE PECORE

Ricordo personale di Mons. Michele Russo


Nel 1992, per il nostro viaggio di nozze, abbiamo seguito Mons. Michele Russo, nel Ciad.

È stato un viaggio che conserviamo nel cuore, non solo per quello che abbiamo visto, per le persone incontrate, per il mal d’Africa che ti porti dietro, dopo esserci stato, ma tutto questo ed altro, molto altro ancora. Una fra tutti è stato vedere da vicino il lavoro dei missionari, di cui nelle nostre comunità parliamo spesso. Toccare con mano la loro vita, stare lì e rendersi conto che è proprio come vediamo nei filmati, nelle foto e ancora di più. Così è stato per circa venti giorni con mons. Michele Russo. Con lui abbiamo girato in lungo e in largo la sua diocesi di Doba, nel sud del Ciad, dove ancora ci sono tantissimi cristiani, i più poveri della popolazione. Il resto del Paese è in mano ai musulmani.Il suo impegno di pastore era infaticabile: visitava villaggi, mandava avanti e controllava le costruzioni di ospedali, dispensari, scuole, chiese. Guidava lui stesso una vecchia jeep su strade sterrate, piene di buche, in mezzo a campi di mais e pascoli aridi. Quando arrivava in un villaggio era una festa, celebrava la messa in chiese stracolme di fedeli gioiosi, con tanti, tanti bambini. Incontrava i catechisti che, in assenza di sacerdoti, guidavano la comunità. Incoraggiava le suore, i sacerdoti, i diversi operatori. Si preoccupava con tutte le forze che la popolazione non fosse lasciata sola, ma girava il mondo per cercare altri missionari religiosi e laici con cui collaborare per la crescita spirituale e civile della sua gente. Le sue omelie, in francese, erano piene di speranza e di stimolo per i fedeli, ma anche di denuncia per le tante contraddizioni che si presentavano a livello di governo. Era dalla parte dei poveri e lo faceva capire. Era veramente un pastore con l’odore delle sue pecore. Per loro rischiava la vita. Il Ciad, purtroppo, come molti altri Paesi africani, era ed è dilaniata da guerre fra tribù, dalla violenza di gruppi “terroristici” che seminano morte e panico fra la povera gente. Ricordiamo che proprio all’arrivo, in partenza verso la città di Doba, siamo stati fermati ad un posto di blocco da guerriglieri, con armi in pugno che, il giorno prima, avevano messo ferro a fuoco un villaggio della diocesi di mons. Russo. In quei giorni si è prodigato tantissimo per riappacificare gli animi: ha incontrato i capi-tribù più agguerriti, persino il capo dei guerriglieri, con non poca preoccupazione e timore nel farlo, visto la sua fama di ostinazione e di ferocia.

I ricordi che abbiamo di mons. Michele Russo sono tanti. Vescovo umile, missionario instancabile. Ha pagato di persona le ingiustizie contro le quali ha speso generosamente la sua vita, nella fedeltà a Gesù e per amore del popolo che gli era stato affidato.

F. e S.